lunedì 21 giugno 2010

Anche gli assassini hanno un'anima

Sono già diversi mesi che ho completato Mass Effect 2 ma quando ripenso all'esperienza vissuta non posso che richiamare immediatamente alla memoria la figura di Thane Krios.

Poche volte infatti mi è capitato di rimanere così affascinato da un personaggio, una letale "spalla" per il comandante Shepard, che tuttavia non si limita ad un semplice ruolo di contorno, ma sa ritagliarsi il suo spazio, grazie alla vicenda personale cui ci rende partecipi e al suo modo di essere. L'individuo cinico e letale esaminato all'opera sul campo di battaglia, abile sia nell'utilizzo delle armi che nel padroneggiamento dei poteri biotici, lascia il passo a tutta la propria fragilità quando gli si va a far visita sul ponte della Normandy.

Thane non ama il suo passato, l'attività di assassino alla quale suo malgrado si è abituato lo ha logorato e allontanato dalla sua famiglia. Proprio per questo motivo chiederà a Shepard di aiutarlo a risparmiare il figlio, anch'egli giovane sicario, da un'esistenza fatta di rimorsi e di spettri. La consapevolezza di avere ancora poco da vivere lo rende risoluto, deciso a supportare con ogni mezzo possibile la causa alla quale ha aderito, nonostante gli intenti di Cerberus non siano poi del tutto limpidi. Si fida ciecamente del suo comandate e questo gli basta.

Nella mia campagna ha perso la vita durante lo scontro finale, degna conclusione per un personaggio di spessore. Non ci sarà nel terzo capitolo, di sicuro rimarrà tra i miei migliori ricordi dell'intera trilogia.

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