Tendenzialmente non sono propenso a sbilanciarmi nella scelta del Game of the Year con largo anticipo, soprattutto tenendo in considerazione che l'autunno porta in dote un'enorme quantità di titoli di alto profilo, che possono tranquillamente aspirare all'agognato primato. Eppure, dopo aver completato Red Dead Redemption, tutto appare molto limpido. Semplicemente non ce n'è per la concorrenza: game set and match ancora prima di scendere a lottare sul campo.
Sì perchè se Rockstar ormai da anni ci ha abituato ad enormi ambientazioni open world, in questo caso è stato compiuto un evidente passo in avanti soprattutto sul fronte intreccio/personaggio.
John Marston sa ritagliarsi alla svelta il suo spazio nel cuore del giocatore, grazie a quel carisma di cui a ben vedere difettano i "primi attori" di Grand Theft Auto. Sono evidenti i riferimenti all'ampia filmografia di Sergio Leone e ai personaggi interpretati da Clint Eastwood, ma mentre un Vercetti finisce col fare letteralmente il verso a Scarface, il buon John non ha bisogno di vivere di luce riflessa, complice anche l'ottima cornice narrativa che lo vede suo malgrado protagonista.
Ex fuorilegge senza molti scrupoli, ha cercato di dare una svolta alla sua vita creandosi una famiglia e tentando di diventare un uomo migliore, consapevole degli errori fatti. Purtroppo per lui il governo intende usufruire dei suoi servigi per scovare e assicurare alla giustizia i vecchi membri della sua banda. Inizierà così un lungo percorso, che condurrà John dapprima nello stato di New Austin e in seguito nel "caliente" Messico, prima dell'epilogo, e che epilogo.
Sono proprio le fasi conclusive che consentono al gioco di raggiungere vette impreviste di coinvolgimento, grazie a numerosi e inattesi cambi di ritmo. Il consueto climax sembra condurre ad un esito delle vicende che, seppur ottimamente architettato, risponde in definitiva a clichè piuttosto affermati. Dietro l'angolo tuttavia si cela l'inaspettato, John verrà mostrato sotto un'altra luce, rispetto a come il giocatore l'ha apprezzato nel corso dell'intera avventura, fino all'ultimo, letale, colpo di scena. Posso affermare con certezza di non aver mai vissuto una fase finale di questo tipo all'interno di un videogame; si tratta davvero di un approccio innovativo, spiazzante ma al contempo coerente nel trasmettere determinate sensazioni al fruitore.
Ok, ho già detto anche troppo e non voglio scadere in fastidiosi spoiler, correte a giocarlo se non avete ancora provveduto, non ve ne pentirete! ;)
Nessun commento:
Posta un commento