Non è necessaria un'analisi accurata per accorgersi che il mercato del videonoleggio oggigiorno non se la sta passando affatto bene. Le recenti vicende del colosso americano Blockbuster confermano infatti una tendenza che sembrava quantomeno inevitabile, complice la difficile congiuntura economica in cui è invischiato il mondo occidentale da due anni a questa parte.
Ai già numerosi punti vendita chiusi un po' ovunque a partire dal 2008 ha fatto seguito una progressiva escalation che ha spinto la multinazionale americana sull'orlo del fallimento. Le principali aziende cinematografiche d'oltreoceano (Universal, Paramount ecc.) stanno allestendo un piano di recupero per cercare di salvare il salvabile, 800 negozi sono sul punto di scomparire negli USA, un ventina su un totale di 235 nel nostro paese, dove la catena è arrivata per la prima volta nel 1994.
L'onnipresente successo della pirateria, che ormai impazza in ogni forma possibile grazie alla capillare diffusione di internet e al progressivo miglioramento delle connessioni negli ultimi anni (anche se in Italia siamo ancora distanti anni luce rispetto ad altri paesi), rappresenta il fattore primario.
Non va però sottovalutato nemmeno il successo che stanno riscuotendo nuovi servizi online quali Zune di Microsoft o il Video Store di Sony, che consentono il noleggio delle pellicole cinematografiche (anche in HD) comodamente dal salotto di casa, senza il disturbo rappresentato dal passaggio al negozio e dall'obbligo di riconsegna entro i termini prefissati. Ad onor del vero i database in questione non raccolgono ancora una quantità di materiale paragonabile a quello che si può trovare in un qualsiasi punto noleggio, ma è solo questione di tempo.
Il processo che ci sta conducendo a passi forzati verso la digitalizzazione globale è costante e coinvolge non solo il cinema, ma anche l'editoria e i videogiochi. Se nel primo caso la tradizione della carta affonda le sue radici in epoche a noi lontanissime, rendendo l'abitudine del pubblico dura a morire (nonostante gli eBook stiano già spopolando), sul secondo versante si prospetta ormai un futuro "only digital", inaugurato peraltro da Sony con PSPGo e condivisibilmente avversato, non solo dai collezionisti (che rappresentano una minoranza) e dai rivenditori specializzati, ma anche dai molti utenti che privilegiano gli acquisti tramite il mercato dell'usato. Un'abitudine che, a fronte della digitalizzazione totale dei contenuti, sarebbe messa in serio pericolo, impedendo di fatto la libertà di scelta nell'impiego delle proprie finanze e un ulteriore punto a favore della pirateria. I nodi verranno definitivamente al pettine con la prossima generazione, fortunatamente abbiamo ancora qualche anno d'autonomia, prima di rassegnarci all'inevitabile. Il percorso verso il futuro è già stato tracciato.
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